Un uomo portato da una sensibilità innata, e confermata poi con la formazione culturale e religiosa, a battersi per il Bene. Una vocazione profonda che lo portò a dedicare la vita agli altri in modo totale ed esclusivo. Una sorta di missionario laico per il riscatto degli ultimi. Trasmetteva per questo positività e gioia, voglia di incontro e di relazione con tutte le persone di ogni livello sociale, fino a creare una grande rete di autentiche amicizie con la quale ogni obiettivo diventava raggiungibile.
Approfondimento
Molte e concordi sono le testimonianze sulla vita privata di Bersani. Era un uomo tenace e determinato che sapeva difendere con fermezza le proprie idee, senza però essere mai fazioso verso le idee diverse, anzi cercando spesso il positivo nelle posizioni altrui. Nel lavoro collegiale, a fronte di una qualche criticità di rilievo, invitava tutti a sedersi attorno ad un tavolo per trovare una giusta sintesi dei diversi punti di vista, convinto che bisognasse prendere da ciascuno il meglio che in quel momento poteva dare, pur di fare un passo avanti, tenendo però la barra del timone saldamente nelle sue mani. Un uomo mite nei rapporti con gli altri: nella sua vita quotidiana era sempre a disposizione di tutti e amava incontrarsi con le persone; il suo dialogo era sempre rispettoso ed i suoi interlocutori rimanevano sorpresi dall’atteggiamento di ascolto che aveva, qualunque fosse il problema affrontato. Sempre attento a cogliere le loro necessità ma insieme pronto a proporre e concordare iniziative per la soluzione dei problemi. Ebbe a dire a questo proposito: “Perfettamente inutile che un politico denunci una criticità se non è pronto in quella stessa sede ad offrire un suggerimento per la sua risoluzione”. Una rara onestà intellettuale!
Ha amato la semplicità di vita e incontrarsi con lui era facile: il suo ufficio disadorno, ma pieno di fogli, pratiche ed appunti era sempre affollato di gente che voleva incontrarlo per consigli, problemi personali, valutazioni congiunte sulle iniziative prese o da avviare, oppure per un semplice amichevole saluto. Incontri che per lui erano vita: finchè ha avuto la possibilità di muoversi, quando si trovava a Bologna, era presente e attivo nel suo ufficio dalle 10 del mattino e, dopo la pausa pranzo, fino a tardi. Anche oltre i 97 anni, pur costretto in carrozzella dalle sue condizioni di salute ma ancora con piena lucidità di mente, amava ricevere visite a casa e intrattenersi con gli ospiti, affrontando le situazioni che gli venivano presentate con grande competenza e ottima memoria. Incontrare gente lo rendeva gioioso, al punto che negli ultimi anni si faceva portare ai vicini Giardini Margherita, usuale luogo di ritrovo dei bolognesi, allo scopo di incontrare persone, seduto su una panchina.
Un uomo dalla vita spartana: fino all’ultimo lo si vedeva usare l’autobus per raggiungere la sua abitazione o l’ufficio di via Lame. A Roma da parlamentare per anni ha alloggiato presso la pensione Cesari nei pressi del Pantheon, una sistemazione dignitosa ma modesta, e non frequentava mai alberghi e ristoranti di lusso; a Bologna, per i suoi incontri settimanali sul territorio (ed erano tanti e non di rado si prolungavano fino alle ore piccole) utilizzava una vecchia auto, con il suo fidato accompagnatore Aldo che la guidava.
Un uomo dal fare sempre paterno, ottimista, spesso allegro. Profondo nei sentimenti e coraggioso nell’azione, generoso nelle difficoltà fino a sacrificare i propri beni sia per interventi di aiuto a persone bisognose che per sostegno ad opere sociali. Non egocentrico né introverso, ma limpido e solare, con un realismo nell’esame dei problemi che lo portava ad essere paziente e tollerante pur di non scoraggiare l’azione, un uomo affascinante quando parlava per la profondità del pensiero e la molteplicità delle significative esperienze vissute, con un approccio mai aggressivo, qualità tutte che gli rendevano facile entrare nella confidenza altrui e conquistarsi col tempo l’adesione e la fiducia piena dei collaboratori.
La sorella Antonietta di quindici anni minore del fratello (la chiamava teneramente “Bersanina” nelle lettere dal fronte) ricorda ancora con piacere quando nell’ottobre del 1943, ancora ragazzina, era sfollata con i famigliari a Castelnuovo di Bisano (Valle dell’Idice – Bologna) dove Giovanni con tre fratelli ed altri amici, faceva parte di un gruppo partigiano. Giovanni la sera cercava di rincuorare tutti col suo buon umore e spesso faceva il burlone con le sue sorprendenti e sempre nuove “zirudèle” (filastrocche spiritose in dialetto bolognese, spesso in rima), dove tratteggiava con simpatica ironia momenti e persone della vita in comune. Un altro aspetto poco noto di una personalità così ricca di molteplici talenti.